Habiter la ruine

Esposizione urbana

"Habiter la ruine" è un’ azione multipla e partecipativa, che punta a ritrovare un senso di appartenenza e di vivere comune.  L'idea parte da un terreno abbandonato e da quello che resta dell'immobile demolito. Ho chiesto ad un gruppo di bambini del quartiere di ricostruire un “altro” possibile. I partecipanti hanno immaginato e progettato, creando e dando sfogo alla loro propria idea dell'abitare. Abitare non è più solo il fatto fisico di poter vivere in un posto, ma diventa la possibilità di viverlo con il pensiero, attraverso la vista, diventa la presenza di una parte di noi nello spazio, che va al di là delle frontiere e delle barriere architettoniche. È un luogo che non ci appartiene, ma che ci interpella. I progetti collettivi e individuali che sono esposti in questo luogo, sui muri e le barriere, fanno reagire e sognare i passanti. Si possono allora vedere parchi, boschi, orti condivisi, spazi aperti per la cultura e la socializzazione. Sono tutti progetti che ci fanno riflettere su quanto questi spazi, per i cittadini e la natura, siano rari in una città come Marsiglia.

 

Esposizione urbana, 180 rue Horace Bertin, Marseille

Grazie a tutti i bambini e a tutte le persone che mi hanno accompagnato e sostenuto in questa avventura.

Reconstruire le sol

 

"Reconstruire le sol", ricostruire il suolo di una rovina, quando non resta più niente di quest'ultima, è una necessità per non dimenticare, è il pretesto per parlare di un posto che ci appartiene nel mondo. I pezzi di diversi pavimenti costituiscono una porzione del suolo di minime
dimensioni per poterci salire in piedi, è un posto, sufficiente per una sola persona. La rovina in questione è un garage che due anni fa è stato occupato da “Manba”, un’associazione che si occupa dell’accompagnamento dei migranti. L'occupazione è terminata con uno sgombero e con la demolizione del garage. Non c’è più posto per quel luogo, abbandonato ma comunque libero, che pur di non essere condiviso viene annientato. 70cm quadrati di suolo che parlano di un'accoglienza ristretta stenofobica.

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